C'e` un processo molto importante da portare a compimento: la costituzione di un soggetto politico che possa realmente rappresentare tutto il popolo della sinistra. E` necessario che sia diverso dai partiti che conosciamo; diverso per la visione politica del futuro ma diverso anche a cominciare dai regolamenti che ne dovranno determinare un vitale funzionamento. Il giorno che potro` iscrivermi a SA, o a quello che sara`, vorro` conoscerli e capire se si tratta o meno della solita fregatura.
Per il momento credo ancora che qualcosa di utile sia possibile farlo e siccome la forte esigenza di nuovo ha spinto qualcuno a prospettare, giustamente, anche forme organizzative diverse da un partito vorrei dare un piccolo contributo per delineare i contorni di quel che mi piacerebbe fosse...

In teoria c'e` un'infinita` di modi per organizzare una forza politica e le relative azioni collettive; e a seconda degli aspetti su cui ci si focalizza alcuni di questi modi possono risultare piu` confacenti di altri. Tuttavia il focalizzarsi su certi aspetti puo` gia` implicare un "entrare nel merito", prima ancora che si sia stabilito un metodo per una democratica valutazione di questo merito.
Allora per passare dalla teoria alla pratica, per tradurre la volonta` dichiarata in realizzazione di un progetto, occorre individuare dei "contorni" per quanto possibile oggettivi.

Ci e` d'aiuto l'articolo 49 della costituzione.
(http://www.camera.it/cost_reg_funz/345/347/416/listaarticoli.asp#Nuova_Risorsa_2002109103716)
Voglio dire che ciascuno di noi puo` avere una sua visione di cio` che sara` il "soggetto della sinistra" ma tutti dovremmo prendere atto che solo un partito, seppure nella generica accezione del testo costituzionale, godrebbe di un cosi` alto riconoscimento del proprio ruolo nella societa` e dell'implicita tutela.
Ovvero, si possono immaginare organizzazioni politiche capaci di incidere nella societa` piu` efficacemente di un partito ma rinunciare a tale riconoscimento istituzionale, foss'anche solo una questione formale, significherebbe essere piu` deboli e magari in balia del legislatore di turno.

Del resto l'articolo 49 ci lascia del tutto liberi di fare un partito diverso da quelli che per un motivo o per l'altro a molte persone (fra cui io) non piacciono. Infatti l'unico vincolo che ci pone e` secondo me non solo accettabile ma addirittura virtuoso... Mi riferisco all'implicita raccomandazione di democrazia interna.
Perche` "concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" significa si` che i partiti devono riconoscersi "il peso" reciprocamente ma anche che a loro volta devono essere luoghi d'esercizio democratico, altrimenti viene meno il valore istituzionale delle loro iniziative.

Nella fase di crisi democratica che stiamo attraversando rimarcare questo articolo puo` risultare ingenuo ma temo costituisca invece una delle poche ancore di salvezza che ancora rimangono alla Repubblica per scongiurare derive autoritarie.
I partiti al loro interno poco democratici lo sono sempre stati, almeno per come li ho conosciuti nell'arco della mia vita, ma a cio` ha spesso fatto da contrappeso la possibilita` di una significativa scissione; cioe` in mancanza di una corretta rappresentanza interna (o corretta gestione delle risorse) si e` potuto optare per un confronto fra soggetti politici distinti. Ma gli interventi alle leggi elettorali che si sono susseguiti a partire dagli anni novanta hanno reso il confronto stesso tra partiti sempre piu` "distorto" e le minoranze sempre piu` penalizzate.

Ritengo che l'eccessiva proliferazione di partiti sia in contrasto con un'ottimale "politica nazionale" ma la loro riduzione non puo` avvenire a scapito della rappresentanza democratica, ecco perche` "pretendo" democrazia al loro interno e sottolineo l'articolo 49.
Del resto nel testo costituzionale si puo` individuare anche un altro importante "contorno" che puo` orientarci nella definizione delle modalita` operative del nuovo soggetto; mi riferisco all'articolo 67 circa il vincolo di mandato.
(http://www.camera.it/cost_reg_funz/345/348/430/listaarticoliduelivelli.asp#Nuova_Risorsa_2002109105449)

Credo infatti che la "compattezza" nell'attivita` parlamentare (quando ci sara` di nuovo) sia di fondamentale importanza per il successo di un progetto, a maggior ragione la compattezza su una linea che magari non piace a tutti ma che tutti nel partito possono riconoscere come legittima in quanto determinata democraticamente; credo anche che chi nel partito rivendicasse l'articolo 67 quale tutela per una propria eventuale responsabilita` nel determinare il venir meno della compattezza sia tenuto ad accettarne le ostili conseguenze; tuttavia sarebbe un controsenso se un partito che si prefigge di rappresentare tutta la sinistra cominciasse ad espellere esponenti di sinistra sulla base di una loro valutazione politica diversa da quella della maggioranza interna.
Al contrario, un palese riguardo per l'articolo 67 da parte del partito lo metterebbe in condizioni di fungere da polo di aggregazione per eventuali "fuoriusciti" da altre formazioni di sinistra che tale riguardo non ce l'hanno. E poi e` chiaro che alla lunga un partito con prassi poco conformi al dettato costituzionale finisce per essere piu` debole di uno che vi si trova in armonia.

Ma allora in questo partito dobbiamo accettare tutti?
Sembrerebbe di si` dal momento che sarebbe controproducente un organo "guardiano della purezza" che avesse il compito di stabilire "tu sei di sinistra" oppure "no tu no". Ma se le iniziative decise (o almeno condivise) a maggioranza dal popolo della sinistra risulteranno forti e chiare saranno in grado di "difendere" il partito da profittatori, sabotatori o anche da personaggi che semplicemente hanno le idee confuse.
Come dire che di fatto soltanto chi e` realmente di sinistra trovera` nell'adesione al partito una qualche soddisfazione politica o un significativo seguito.

Si notera` che finora ho parlato in modo generico di sinistra, senza darne una definizione, evitando riferimenti a egualitarismo, socialismo, comunismo, antifascismo, anticapitalismo e via dicendo, proprio per non confondere l'impostazione "normativa" (su alcuni contorni della quale ho espresso qui la mia idea) con quella politica che, per un'appropriata definizione, necessita della prima (e sulla quale mi esprimero` in qualche futura occasione).

Intendiamoci, sono favorevole a che ci si spenda nel valutare e sviluppare proposte di organizzazione anche lontane dalla forma partito, come il "sistema pattizio tra forme politiche" auspicato dalla senatrice Brisca Menapace. Infatti probabilmente serve qualcosa del genere quale strumento efficace per la diffusione di culture diverse ma sempre piu` necessarie alla societa`; capace anche di individuare e gestire (non eliminare) presumibili contraddizioni o contrasti su una sorta di piano intellettuale, prima che li si debba sperimentare, con conseguenze assai piu` pesanti, sulle persone finalmente in condizione di fare proprie anche tali culture. Ma io credo che dal partito unico della sinistra si debba pretendere lo svolgimento di un ruolo istituzionale con la stessa efficacia con cui il "sistema pattizio" (o qualche affine) andrebbe a svolgere un ruolo culturale. E` chiaro che entrambi insistono sulla societa`, facendo politica; e che convivendo si compenetrano negli organici.

La Menapace promuove l'"idea di un modo di associarsi per sollecitazioni mobili", che ha qualche chance di concretizzarsi nel "sistema pattizio", ma e` nel partito che dobbiamo poter contare per il giusto rispetto delle opinioni di tutti, perche` le sollecitazioni possono facilmente trasformarsi in sovrasollecitazioni...